martedì 6 marzo 2012

lo scalo di alaggio e varo

Durante il giro d'Italia ho dovuto varare e alare il kayak a pieno carico almeno 4 volte al giorno. Moltiplicando per 120 giorni significa strisciare la carena su sabbia e sassi circa 500 volte per una lunghezza complessiva di oltre 5 chilometri. Immaginate di trascinare il vostro kayak nuovo, caricato con 80 kg di materiali su una spiaggia di sabbia e sassi oppure su una banchina di cemento di un porto per una lunghezza di 5 chilometri e otterrete quello che il mio kayak avrebbe dovuto subire se non mi fossi preparato con un scalo portatile adatto. Considerando anche lo sforzo a cui si sottopone la schiena quando si tira un simile peso ho deciso di preparare uno scalo di alaggio che ha funzionato bene, che riporterò con me durante la circumnavigazione della Sicilia e che oggi mi sento di consigliare.

Si tratta di una serie di 6 traversini in rovere [340 x 30 x 12 mm], sui quali far scivolare il kayak ogni volta che si vara o si ala il kayak. Il rovere è duro e resiste all'acqua. Se poi gli darete una passatina con del grasso una volta ogni tanto la vostra schiena vi ringrazierà.

Traversini già passati con fresa e smussatore
pronti per essere forati e svasati.
















Foratura Ø 4 [mm] e svasatura 45° con lo stesso utensile.
Naturalmente si può procedere anche in due tempi
allungando un po' la lavorazione.
Traversini annodati a 400 [mm] di distanza
con cimetta da 3 [mm]
Scalo di alaggio e varo finito.